Swedish Council on Health Technology Assessment
Stockholm: Swedish Council on Health Technology Assessment (SBU); 2017 Mar 28. SBU Assessment No. 261.
SBU Systematic Review Summaries.
PMID: 28876751
Bookshelf ID: NBK448041
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/28876751/
L’agenzia svedese per la valutazione delle tecnologie sanitarie e dei servizi sociali di Stoccolma (SBU) ha sistematicamente esaminato prove epidemiologiche al fine di valutare come l’esposizione a sostanze chimiche sul posto di lavoro sia correlata a malattie cardiache, cardiopatie polmonari, ictus e ipertensione.
Conclusioni
- Cardiopatia: Esistono prove che l’esposizione sul luogo di lavoro alla polvere di silice, ai gas di scarico del motore o ai fumi di saldatura (esposizioni comuni sul posto di lavoro in Svezia) sia associata a malattie cardiache. Un’associazione è stata anche vista per l’esposizione occupazionale ad arsenico, benzopirene, piombo, dinamite, solfuro di carbonio, monossido di carbonio, fluidi per la lavorazione dei metalli ed esposizione professionale al fumo di tabacco. Lavorare nella catena produttiva elettrolitica di alluminio o nella produzione della carta può essere associato allo sviluppo di malattie cardiache. È stata anche riscontrata un’associazione tra malattie cardiache ed esposizione a composti che non sono più consentiti negli ambienti di lavoro svedesi, come i fenossiacidi contenenti TCDD (diossina) o l’asbesto.
- Cardiopatia polmonare (cor pulmonale): Ci sono prove che l’esposizione sul posto di lavoro alla polvere di silice o all’asbesto sia associata a malattie cardiache polmonari.
- Infarto: Ci sono prove che l’esposizione sul posto di lavoro a piombo, solfuro di carbonio, fenossiacidi contenenti TCDD, così come lavorare in un ambiente in cui l’alluminio viene prodotto elettroliticamente, sia associata all’ictus.
- Alta pressione sanguigna: Ci sono prove che l’esposizione sul posto di lavoro all’asbesto o al piombo è associata all’ipertensione.
- Non ci sono prove sufficienti per stabilire se vi sia qualche differenza in termini di vulnerabilità all’esposizione occupazionale ad agenti chimici in base ai generi maschile e femminile.