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Lo stabilimento Eternit: da risorsa a bomba ecologica

L’insediamento produttivo della ditta Eternit di Casale Monferrato si estendeva su un’area di circa 94.000 mq di cui circa 50.000 erano coperti (con lastre di fibrocemento).
L’attività produttiva ebbe inizio il 19/03/1907 e cessò completamente il 06/06/1986. (scarica dal sito del Comune di Casale Monferrato il libretto illustrativo) Durante questo periodo le assunzioni furono circa 5000 con presenza simultanea anche di 3500 addetti.
Verso la fine degli anni ’70 incomincia a prendere credito la convinzione che l’ attività lavorativa alla Ditta Eternit sia accompagnata da una drammatica sequenza di patologie professionali, e parallelamente cominciano le prime indagini mirate alla conferma epidemiologica di tale convinzione.
Nel giugno del 1986 dopo lunghi anni di crisi la produzione si interrompe con l’ allontanamento degli ultimi 350 lavoratori ancora occupati.
La città di Casale perde definitivamente il ruolo di capitale del cemento-amianto per assumere quello di città a rischio dove la gestione delle aree che si presumono inquinate pone e porrà gravissimi problemi.

Gli effetti sanitari

I danni causati dall’ amianto lavorato all’Eternit non si sono limitati ad interessare la popolazione esposta professionalmente, ma riguardano anche l’ ambiente con i suoi abitanti.
Infatti negli anni ’70 si comincia a registrare nel reparto di Medicina dell’ Ospedale di Casale Monferrato, un significativo incremento dei morti per mesotelioma anche in soggetti con anamnesi lavorativa negativa nei confronti di una esposizione professionale ad amianto.
L’ amianto è presente nell’ ambiente casalese, e non certamente in quantità modeste, se è stato sufficiente a generare conseguenze rilevanti anche sulla salute dei soggetti non esposti professionalmente.
Sino al 2008 sono stati rilevati oltre 1200 casi di mesotelioma pleurico: una vera e propria strage se si considera che la città di Casale Monferrato conta 37.000 abitanti e che tra i 47 Comuni del territorio, la maggioranza non raggiunge i 3.000.
L’ asbesto non è presente naturalmente nella conformazione geologica dell’ area casalese (come invece accade nelle valli di Lanzo dove si trova la cava di Balangero): necessariamente quindi doveva essere stato immesso da fonti esterne, che nella fattispecie si configurano come l’ attività lavorativa della ditta Eternit che ha comportato la diffusione dell’ amianto in svariate forme su tutto il territorio, con epicentro nella città di Casale Monferrato.

Fonte: www.comune.casale-monferrato.al.it